La Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri è stata istituita nel 1978 per volontà di Alberto Burri (1915-1995), tra i più importanti artisti a livello internazionale del Novecento.
Le tre raccolte museali sono esposte nel quattrocentesco Palazzo Albizzini nel centro storico di Città di Castello (opere del 1948 al 1985) e presso gli Ex Seccatoi del Tabacco (Grandi Cicli degli anni Settanta e Novanta e Opera grafica). Complessivamente le tre sezioni espositive costituiscono la raccolta più esaustiva del lavoro di Alberto Burri. Completa e arricchisce la visita la Sezione documentaria, allestita negli spazi degli Ex Seccatoi.
La Fondazione, con i suoi musei, è da considerarsi “l’opera ultima” dell’artista: a lui si devono la scelta degli spazi architettonici, i princìpi che ne hanno guidato il recupero per fini espostivi, la selezione delle opere nonché il loro allestimento.
I musei della Collezione Burri, la Biblioteca, l’Archivio storico e ora la Sezione documentaria fanno di Città di Castello uno dei centri italiani più autorevoli e importanti, sia per qualità che per quantità, ove apprendere e studiare l’arte di Alberto Burri e del secondo Novecento.
Palazzo Albizzini risale alla seconda metà del Quattrocento e il suo impianto regolare richiama la sobria architettura rinascimentale di ascendenza fiorentina. Il palazzo apparteneva alla famiglia Albizzini i cui componenti furono tra protagonisti di rilievo nelle vicende storiche di Città di Castello almeno fino al Seicento: si deve a Filippo Albizzini la commissione nel 1504 a Raffaello Sanzio della tavola con lo Sposalizio della Vergine, destinata all’altare di famiglia nella vicina chiesa di San Francesco e ora esposta alla Pinacoteca di Brera a Milano.
A Palazzo Albizzini, l’esposizione delle opere di Alberto Burri, predisposta dal pittore stesso in due dei tre piani, è stata aperta al pubblico nel 1981 e comprende 150 opere datate dal 1948 al 1985, ordinate cronologicamente in 20 sale. Sono presenti anche la biblioteca e l’archivio documentario e fotografico.
Nelle opere esposte a Palazzo Albizzini il pittore indaga le capacità espressive di alcuni materiali di uso quotidiano: pietra pomice, bitume, sabbia, segatura, sacchi logori, lamelle di balsa, vecchie stoffe di ogni tipo, lastre di ferro, fogli di plastica; senza mai snaturarne la loro essenza le impiega come “colore”. Ciò che unisce tutte le sue opere è il saldo impianto compositivo e il loro rapporto con lo spazio.
(la sede non è accessibile a visitatori con disabilità motoria)
Nell’immediata periferia di Città di Castello, gli Ex Seccatoi del Tabacco, inaugurati nel 1990, costituiscono un esemplare recupero di archeologia industriale operato per volontà di Alberto Burri che li ha immaginati come luogo adatto ad ospitare le sue ultime creazioni. Vi sono esposte 128 opere realizzate fra il 1974 e il 1993. Burri entra negli Ex Seccatoi, così come aveva fatto a Palazzo Albizzini, rispettoso di tutte le potenzialità di questo incredibile spazio, coniugandolo perfettamente ai suoi lavori più recenti.
L’enorme complesso, che risale all’immediato dopoguerra, era destinato a raccogliere il tabacco coltivato nell’Alta Valle del Tevere e nel 1966 ha accolto i volumi della Biblioteca Nazionale Centrale e del Tribunale di Firenze dopo l’alluvione, affinché venissero restaurati.
Nelle opere esposte l’interesse del pittore si concentra primariamente su un unico materiale: il cellotex, una sorta di impasto di legno impiegato sin dai primi quadri degli anni Cinquanta come supporto, che ora viene svelato e sulla cui superficie l’artista interviene a volte scalfendo, incidendo o sollevandone la pellicola più esterna, altre volte dipingendolo. Le opere sono collocate per “cicli”, segnando la svolta di Burri verso un’arte più complessa e monumentale, in cui l’artista è stimolato dal rapporto di queste opere con gli spazi suggestivi e affascinanti degli Ex Seccatoi.
(la sede è accessibile a visitatori con disabilità motoria)
La sezione è stata inaugurata il 12 marzo 2017 nei sotterranei degli immensi Ex Seccatoi per esporre tutta l’opera grafica del Maestro che consta di 196 opere create fra il 1957 e il 1994.
L’artista ritiene la produzione grafica campo di sperimentazione non meno di quanto non abbia fatto con le sue creazioni coeve. Vari aspetti inediti “contamineranno” anche l’opera unica, altri emergono con forza nell’opera grafica: è del 1947 la presentazione della prima esposizione di Burri alla galleria La Margherita di Roma; Emilio Villa collabora con Burri a due edizioni di poesie. In occasione dell’ottantesimo compleanno di Giuseppe Ungaretti vede la luce il libro di poesie di Bruna Bianco e Ungaretti con una Combustione omaggio di Alberto Burri. Nella copia che i due poeti dedicano a Burri, Ungaretti scrive: «Amo Burri, perché non è solo il pittore maggiore di oggi, ma è anche la principale causa d’invidia per me: è d’oggi il primo poeta».
Fra le tecniche assolutamente nuove per la grafica: la mixografa e i multipli.
La sezione documentaria fornisce idonei ed efficaci strumenti visivi e multimediali per la conoscenza, la comprensione e l’approfondimento dell’opera di Alberto Burri.
La vita di Alberto Burri è interamente ripercorsa fin dalla sua nascita a Città di Castello il 12 marzo 1915, presentandone le molteplici esperienze in campo pittorico-scultoreo e architettonico, gli incontri con i critici e gli artisti, le mostre personali, le partecipazioni a rassegne internazionali e i testi specialistici che permettono la conoscenza approfondita dell’uomo e dell’artista. Testi critici, storici, dépliant, riviste, cataloghi di personali costituiscono una biblioteca multimediale consultabile attraverso l’uso di touch-screen.
A conclusione, in sale attigue alla Sezione documentaria, è possibile visionare video e film dedicati al Maestro o ai suoi lavori.
Fondazione Burri, a cura di Chiara Sarteanesi con testi di Maurizio Calvesi, Marco Di Capua, Lea Mattarella, Milano 1999;
Collezione Burri, a cura di Bruno Corà con foto di Aurelio Amendola, Gabriele Basilico, Vittorugo Contino, Perugia 2011.
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