Le tovaglie umbre o “peroscine” sono i tessuti più antichi della Collezione tessile di “Tela umbra”. Queste tovaglie erano molto diffuse nel periodo rinascimentale e venivano utilizzate sia come oggetti di arredamento ad uso sacro che profano.
La caratteristica di questi tessuti è di essere a fasce decorate bianche e azzurro, con disegni eseguiti a trame lanciate e serrate. La bicromia è ulteriormente accentuata dai materiali usati: lino per la parte bianca e cotone per quella indaco. La fascia era decorata a fasce o a bande con decorazioni geometriche o motivi figurativi che si ripetevano ritmicamente come animali affrontati, scene di caccia, l’albero della vita, cavalieri, sirene stilizzate, realizzati con trame lanciate. La colorazione azzurra era ottenuta con indaco o guado. L’indaco è un arbusto legnoso, con bei fiori rossi o bianchi, da cui si estrae con procedimenti antichissimi di fermentazione la sostanza tintoria blu, una volta immersovi il filato, la sostanza tintoria rimane in sospensione nell’acqua, non si scioglie, ma si deposita sulla parte esterna della fibra e il filato risulta come rivestito da una lacca. Il guado, invece, è un’erbacea che veniva coltivata soprattutto nel nord dell’Umbria. Nella tintura con il guado è necessaria molta più materia prima e l’estrazione della sostanza colorante è più complessa, la tinta che si ottiene è sempre il blu intenso. Alla fine dell’Ottocento questo tipo di tessuti divennero molto ricercati e studiati e molti laboratori tessili, tra cui quello di “Tela umbra” si ispirarono ad essi.
I quindici frammenti qui presenti facevano parte della collezione privata della baronessa Alice Hallgarten e coprono un arco cronologico che va dal XV al XVII secolo.