L’iconografia elaborata della volta dello scalone è indicativa degli interessi culturali dei committenti del palazzo, Alessandro Vitelli e Angela Paola dei Rossi di San Secondo. La decorazione fu commissionata negli anni Quaranta del Cinquecento a Nicola Filotesio, noto come Cola dell’Amatrice (1470/75-post 1547). L’artista venne direttamente chiamato da Alessandro Vitelli che nel 1538 aveva ricevuto da Carlo V il feudo di Amatrice.
La volta è ripartita secondo uno schema decorativo che prevede la raffigurazione di Apollo e le Muse nell’asse centrale e di storie del dio nei pannelli laterali. Al centro domina il medaglione con lo stemma di Alessandro Vitelli, la scacchiera inquartata con la mezzaluna e il vitello giacente, e quello di Angela Rossi, il leone rampante. Nell’ovale superiore è raffigurato Apollo come principe delle Muse: ha in una mano la lira e nell’altra l’arco e le frecce, mentre ai piedi sono riconoscibili i suoi attributi, ovvero la faretra, il drago a tre teste e il corvo. Nel medaglione inferiore è raffigurata una musa identificata con Clio, musa della storia, forse posta in risalto per il suo attributo, il cigno, uno dei simboli della famiglia Rossi. Ai lati, su sfondo azzurro, sono poste le altre otto muse, riconoscibili dall’alto in basso e da sinistra a destra: Calliope, musa dell’elegia con una tavoletta cerata e una tromba, Urania, musa dell’astronomia e dell’astrologia con una sfera armillare e un compasso, Tersicore, musa della lirica corale e della danza con una chitarra, Erato, musa della poesia amorosa con un cerchietto con cimbali, Melpomene, musa della tragedia che suona il corno, Polimnia, musa del canto sacro con in mano un organo, Euterpe musa della poesia lirica con un aerofono monocalamo e Talia, musa della commedia con una lira da braccio. Nella raffigurazione delle muse l’artista sembra essersi ispirato ai cosiddetti Tarocchi del Mantegna, un gruppo di cinquanta incisioni pubblicate tra 1460 e 1465.
Sulla sommità della volta un riquadro raffigura due vitelli sbuffanti sotto una quercia: secondo alcuni si tratta di un’allusione alla lotta tra papa Sisto IV della Rovere (la quercia) e Niccolò Vitelli, che ebbe tra i suoi episodi più tesi l’assedio alla città da parte delle truppe pontificie nel 1474, la successiva condanna all’esilio di Niccolò e si concluse con il rientro in città del Vitelli nel 1482 dopo la stipula di una concordia.
Nei riquadri semicircolari e trapezoidali posti ai lati sono rappresentate le storie del dio Apollo tratte dalle Metamorfosi di Ovidio. Dal basso in alto e da sinistra a destra si vedono: contesa tra Apollo e Marsia, Apollo scortica Marsia, Apollo e il serpente Pitone, punizione di Mida, contesa tra Apollo e Pan, Apollo e Dafne.