Caro Babbo Natale, quest’anno vorrei…

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Se non lo hai ancora fatto la Tipografia Grifani Donati 1799 ti aspetta nel suo laboratorio per scrivere, decorare e spedire direttamente all’indirizzo di Babbo Natale la tua letterina con tutti i desideri❗

Quando? Venerdì 8 dicembre 2023 dalle 16.30
Dove? Al Book shop della Tipografia Grifani Donati 1799 che si trova in Corso Cavour n. 2 a Città di Castello… in collegamento diretto con il laboratorio di Santa Claus in Lapponia!

Per info e contatti:
075 855 4349
tipografiagrifanidonati@gmail.com

 

Mostra sull’Istituto Beata Margherita – Tipografia Grifani Donati 1799

Tutto il materiale esposto nella Mostra, vale a dire, le matrici e gli opuscoli, i “bollettini” e i manifesti sono leggibili nel passaggio temporale dalla metà dell’ottocento al 2000 attraverso la carta, .

Si possono distinguere vari tipi di carta utilizzate. Mano a mano che le tecnologie si evolvono alcuni tipi di carta, lentamente, scompaiono per fare posto a nuovi tipi. Le nuove macchine da stampa vogliono altre qualità di carta. Sarà l’ingresso delle patinate molto lisce, dovuto alla patinatura di caolino che viene steso sopra la superficie della carta srotolata dalla bobina. Perfetta, questo tipo di carta, per la tipografia che impone carte soprattutto lisce; anche se deteriorabile nel tempo se tenuta in ambienti umidi. Scompariranno quindi le carte dette mezzo fino. Un tipo di carta usata per blocchi a più copie.

Le carte mezzo fino sono lisciate invece in modo meccanico. La superficie delle due facce passa sotto una calandra, un cilindro di acciaio, lucidato a specchio e riscaldato internamente fino a portare sulla superficie esterna, di questo cilindro 70° centigradi. . Fino ad arrivare alle carte chimiche al posto della carta carbone. Questa carta determinerà la scomparsa del mezzo fino; fino allora utilizzato per i blocchi a più copie. Alternando ogni foglio con foglio di carta-carbone.

Fra gli stampati ritrovati in archivio il più datato è un opuscolo di 50 pagine del 1869: Settennario in Onore della BEATA MARGARITA da Città di Castello. Dedicato All’ Ill.ma Sig. Contessa, , Marianna Della Porta nata Berioli. I caratteri mobili utilizzati sono il Bodoni e il Garamond.

Fino al 1979 tutti i lavori della tipografia vengono eseguiti con caratteri mobili che impegnano 2/3 compositori su cinque. Fino agli anni 80 del novecento il personale della Grifani Donati è di 5 compositori, 3 legatrici di cui una Adriana mia moglie, 3 macchinisti che, all’ occorrenza facevano anche i torcolieri al torchio Elia dell’Orto.

Si possono vedere, attraverso le copertine dei “Bollettini” le evoluzioni della grafica seguendo lo stile in voga nel periodo. Dal Liberty al Semplicità degli anni 30 del secolo scorso.Molti clichè in zinco sono stati disegnati da artisti locali e riprodotti in matrice.Ho potuto riconoscere due Natività, disegnate da mio fratello Corrado, in due clichè.

Interessante è poi constatare che questo tipo di matrici vengono poi usate anche per altri scopi. Questo è successo fin dagli albori della stampa tipografica. Le xilografie i ,clichè dei tempi di Gutenberg, venivano riprodotte su altri stampati. I clichè di Corrado saranno poi usate per biglietti natalizi. Anni 80 del secolo scorso stampiamo con la stampa off-set. Cambiano le tecniche ma non i rapporti con L’Istituto. Con la Madre Superiora Suor Tiberia Ciribilli l’ Istituto acquista una nuova dinamicità. La richiesta di Suor Tiberia di stampare il bollettino a colori era una sfida che mi affascinava. Dall’ora fino agli ultimi numeri è stato realizzato a colori con l’utilizzo dell’off-set.

Ricordi della Beata Margherita

I miei ricordi della Beata Margherita sono abbastanza chiari.

La prima volta che la vidi fu con mia nonna Veronica insieme a due amiche di infanzia, Nicoletta e Brunella. Quel giorno San Domenico era stracolma, la gente era fin sulla strada. Ci tenevamo per mano e tutti in fila indiana scomparivamo dietro l’altare per poi ricomparire alla sua sinistra.nL’osservammo dal vetro di una teca che la conteneva. Ricordo il viso. La pelle del viso ritirata gli scopriva i denti. Non mi fece nessun timore solo curiosità. Neanche Nicoletta e Brunella si sconvolsero.

Quello che mi colpì fu quanto era piccola. L’Istituto per non vedenti “Beata Margherita” lo conobbi con mia nonna Bettina. Dava lezioni di tombolo a suor Ernesta e poi alle non vedenti che erano oggetto della mia curiosità; mi stupivo e non riuscivo a capire come facessero a raccapezzarsi per trovare, tra quei rocchetti, quello giusto.

Più grande, a 10 anni più o meno, scoprii che avevano anche altre capacità inimmaginabili: recitavano pure. C’era un teatro all’interno dell’Istituto dove davano, con una certa regolarità, degli spettacoli, brave. Le guardavo affascinato. Gli occhi chiusi che tendevano a guardare in basso. L’espressione del viso un pò fissa, la mimica del corpo attiva ma consapevole dello spazio intorno.

Crescendo ebbi modo di conoscere sempre di più l’Istituto, i suoi luoghi e chi ci viveva. dalla cucina, fino alla cripta dove erano custodite le venerate spoglie della Beata Margherita. Portavo le bozze di stampa del “Bollettino” alla Madre Superiora, faceva le correzioni e dopo una settimana o due le riportava in tipografia corrette. Nel tempo, ne ho conosciute tre.

Il lavoro era eseguito da tre o quattro compositori. Ad ognuno era affidata la sua composizione. Chi i fondi chi i titolette chi gli occhielli . Il proto che seguiva tutte le fasi del lavoro, si incaricava di fare i clichèal trattose erano disegni retinati se erano fotograie Nel 1979 ho cominciato a stamparlo io, a quattro colori con una Rotaprint.Nello stesso anno l’Istituto diventa una squadra di Torball, fondata dalla Professoressa Daniela Bambini, insegnante di educazione fisica, e altre volenterose/i.

Daniela, da noi contattata per questa occasione, ci ha fornito una testimonianza di quel fantastico periodo, inviandoci un resoconto completo e avvincente, oggi esposto nei locali della Tipografia.nIl materiale in vista è stato scelto mettendo in risalto le varie attività svolte dall’Istituto.

Questa mostra è allestita oggi nei locali che fino al 1950 abitavano i miei nonni, Bettina e Alberto, e che ancor prima (fino al 1400) erano le stanze della Badessa del Monastero.

Giovanni Ottaviani

Esposti nelle bacheche:

i “Bollettini” contenenti fotografie di personalità tifernati o straniere: come lo scultore, Duca Luca e Paola di Liegi. Riprodotte in clichè di zinco o in lastre offset.

Galvanotipie e fregi in lega di piombo (piombo, stagno e antimonio) clichè e monogrammi.

Le Copertine degli anni ’30 del secolo scorso disegnate da Borri, fino a quelle stampate negli anni 80 con una macchina off-set la Rioby 35×50.

Buona visita!