“TESTE DI LEGNO, Spettacolo di Burattini” – Teatro degli Illuminati (Città di Castello) 19 Gennaio – 16 Febbraio 2025.

Ritorna TESTE DI LEGNO, spettacoli di teatro di figura per tutta la famiglia! Per festeggiare i venti anni della compagnia “PoliTheater” è stato organizzato ad un programma davvero speciale! Il primo appuntamento sarà domenica 19 gennaio alle 17.30 con “Mettici il cuore”, della compagnia pugliese NINA THEATRE, uno spettacolo che sta girando il mondo. Tutti gli eventi si terrannò presso il Teatro degli Illuminati.

L’evento continua il 2 Feabbraio alle ore 17.30 con il ” Teatrino dell’ES ” per lo spettacolo dal titolo “Il Pranzo d’Arlecchino“.

Domenica 9 Febbraio ore 17.30 continua con lo spettacolo  “CRA CRA’ PUNK” della compagnia “FonteMaggiore / Il Laborincolo” .

Ultimo appuntamento Domenica 16 Febbraio ore 17.30 con “Il Buono, lo Gnomo e il Cattivo” della compagnia “Teatro delle 12 Lune”.

Sarà possibile prenotare i biglietti a partire da lunedì al numero 3926467999.

Prezzo biglietto – 5 Euro a spettacolo

“ITINERARI MUA” . Archeologia in Alta Valle del Tevere: Tracce e reperti Archeologici.

Gli Umbri erano un antico popolo italico di lingua indoeuropea che si ritiene giunto in Italia nel II millennio a.C., quando occuparono un’area che in epoca classica si estendeva dall’Alta Valle del Tevere fino al mar Adriatico. Tradizionalmente il confine naturale tra la popolazione degli Umbri e degli Etruschi era il fiume Tevere: i primi occuparono l’area a oriente e i secondi quella a occidente.

Lo confermerebbero i numerosi ritrovamenti di epoca etrusca avvenuti nella frazione di Fabrecce a Città di Castello.


Gli Etruschi furono un popolo dell’Italia antica vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. in un’area denominata Etruria, corrispondente all’incirca alla Toscana, all’Umbria occidentale e al Lazio settentrionale e centrale.

A partire dal IV secolo a.C. si assiste alla progressiva espansione nella regione dei Romani. Dal I secolo d.C. l’Alta Valle del Tevere entra a far parte della VI regione augustea, l’Umbria, allora comprendente parte delle attuali Marche.

Con la fine dell’Impero, l’Alta Valle del Tevere si trovò nuovamente ad essere una terra di confine tra i Bizantini e i Longobardi.

Un itinerario archeologico in Altotevere può iniziare da San Giustino per visitare in località Colle Plinio i resti della villa di Plinio il Giovane in Tuscis e conoscere la storia di questo insediamento nel Museo archeologico allestito nella splendida Villa Graziani. Una collezione di busti di epoca romana, in parte riadattati nel Cinquecento, si trovano all’interno del Castello Bufalini e facevano parte della collezione di questa importante famiglia. Vale una sosta anche la cripta della chiesa arcipretale, databile al IX sec. d.C., che conserva al suo interno marmi di reimpiego, probabilmente provenienti dalla Villa di Plinio, e decorazioni di epoca altomedievale.


Salendo verso Monte Santa Maria Tiberina, dove è possibile vedere tracce di strade d’epoca romana, sono esposti all’interno del Palazzo Museo Bourbon del Monte reperti che vanno dalla preistoria al periodo longobardo, quando Monte Santa Maria Tiberina assunse la fisionomia di una fortificazione, più precisamente un castrum, posto sul confine del territorio longobardo con il corridoio bizantino.

A Città di Castello, antica Tifernum Tiberinum, la città romana si localizza nell’area meridionale del centro storico, in corrispondenza di un’ansa del fiume Tevere. Nell’isolato compreso tra via Oberdan e via Borgo Farinario sono visibili i resti dell’anfiteatro, risalente al primo secolo d.C. La Pinacoteca comunale conserva una piccola raccolta archeologica: all’ingresso sulla sinistra si trova un sarcofago del III sec. d.C. proveniente dalla frazione di Badia Petroia, mentre, una più ampia sezione sarà presto esposta nel rinnovato allestimento dedicato al museo della città. Nella sala del consiglio nel Palazzo comunale sono esposte epigrafi latine provenienti dall’area urbana e suburbana.

Proseguendo ancora verso sud, e salendo verso la città di Montone, è possibile visitare la sezione archeologica del Museo Civico all’interno del Complesso Museale di San Francesco, la quale custodisce i resti di una villa romana costruita nei pressi di Santa Maria di Sette nel II secolo d.C.

Scendendo ancora più a sud, presso la città di Umbertide, troviamo il Museo civico di Santa Croce.

Presenta un’interessante sezione archeologica: materiali ceramici dall’età protostorica al periodo ellenistico e romano, monete databili al IV-V secolo d.C. provenienti da un insediamento sul Monte Acuto e una stipe votiva con bronzetti di tipo italico del genere schematico a figura umana e animale, (VI-V secolo a.C.).

PRESENTAZIONE del libro ISRAELE PALESTINA con gli autori MARIO CAPANNA e LUCIANO NERI. Sabato 11 Gennaio ore 17.30 – San Sepolcro CasermArcheologica.

SABATO 11 GENNAIO per unire le coscienze contro lo “stupidario della propaganda”, contro la guerra, il colonialismo, le ingiustizie e per la democrazia, per imparare a parlare con le altre culture, per riprendere in mano il nostro destino contro i pochi che dominano il mondo.

PRESENTAZIONE del libro ISRAELE PALESTINA con gli autori MARIO CAPANNA e LUCIANO NERI.

DOVE : San Sepolcro CasermArcheologica via Aggiunti 55

QUANDO : Sabato 11 Gennaio ore 17.30

“ITINERARI MUA”. Arte Contemporanea in Alta Valle del Tevere: La terra del Passato e del Presente.

ITINERARIO CONTEMPORANEO:

Partendo dalla Rocca di Umbertide – Centro per l’Arte Contemporanea, sede espositiva dedicata all’arte contemporanea. Nel corso degli anni sono stati allestiti eventi che hanno presentato opere dei maggiori protagonisti dell’arte italiana del Novecento: i futuristi Balla e Boccioni, Guttuso, Mafai, Scipione, Pirandello, De Chirico, Carrà, De Pisis, solo per citarne alcuni.Periodicamente nelle sue sale viene esposta la civica collezione della Rocca composta da opere donate nel corso degli anni da alcuni degli artisti ospitati. Periodicamente nelle sue sale viene esposta la civica collezione della Rocca composta da opere donate nel corso degli anni da alcuni degli artisti ospitati.

Interessante è anche il Museo Rometti che ripercorre la storia della rinomata manifattura di ceramiche umbertidese dalla prima metà del Novecento ad oggi. Con pezzi disegnati da protagonisti della arte del secolo scorso come Corrado Cagli, Dante Baldelli, mario Di Giacomo, sino alle collaborazioni di odierne  con artisti come Liliane Lijn, Chantal Thomass, Cèdric Ragot, Jean-Christophe Clair o Ugo La Pietra.

Proseguendo poi per il Complesso Museale di San Francesco in Montone,che spesso ospita, negli ampi spazi affrescati della Chiesa di San Francesco, mostre personali e collettive di artisti contemporanei. Arriviamo a Città di Castello, dove siamo accolti dalla Fondazione Albizzini Collezione Burri, ospitata in due sedi: il quattrocentesco Palazzo Albizzini e il complesso industriale degli Ex Seccatoi del Tabacco. Oltre duecentocinquanta opere narrano l’attività di uno dei più importanti artisti del Novecento internazionale: Alberto Burri (1915-1995).

Proseguendo, si giunge al cinquecentesco Palazzo Vitelli alla Cannoniera, sede della Pinacoteca comunale, dove in un’intera ala trova spazio la sezione dedicata all’arte contemporanea composta dalla collezione di bozzetti in gesso del tifernate Elmo Palazzi (1871-1915), le cui opere possono essere ammirate soprattutto: presso il Cimitero monumentale di Città di Castello, dalla donazione di sculture in bronzo di Bruno Bartoccini (1910- 2001), dalla donazione Giorgio Ascani (1926-2008), in arte Nuvolo, costituita da quindici opere dell’artista donate dalla sua famiglia al Comune di Città di Castello nel 2012 e, dalla Donazione Ruggeri, con opere fra gli altri di De Chirico, De Pisis, Dottori, Carrà e Mafai.

Merita una sosta anche il Centro di documentazione delle arti grafiche “Grifani Donati” 1799, punto di riferimento per conoscere l’opera e gli artisti che praticano ancora le antiche tecniche dell’incisione su lastre xilografiche o calcografiche e del disegno della pietra per la realizzazione di litografie.

Uscendo dalla città verso Nord, troviamo un piccolo gioiello nascosto di arte contemporanea a Pistrino, frazione del Comune di Citerna, dove ha sede il Museo Bartoccini, il quale custodisce una ricca collezione di opere donate alla cittadinanza dallo scultore Bruno Bartoccini (1910-2001).

Proseguendo ancora verso nord, si giunge a San Giustino che a Villa Graziani ospita due mostre permanenti con opere scultura, disegno e grafica di Bartoccini e le sculture di Attilio Pierelli (1924-2013), inaugurate rispettivamente nel 2014 e nel 2015.

 

“NATALE TRA UMBRIA E TOSCANA IX” Edizione 2024 Verso il Giubileo del 2025 – Pellegrini di Speranza. (9/10/12 Gennaio 2025)

Nell’ambito dell’iniziativa NATALE TRA UMBRIA E TOSCANA giunta alla IX edizione promossa dalla Diocesi di Città di Castello – Museo diocesano e realizzata in collaborazione con i Comuni dell’Alto Tevere Umbro: Città di Castello, Citerna, Montone, Monte Santa Maria Tiberina, San Giustino, Pietralunga, Umbertide, Lisciano Niccone ed anche quattro Comuni della Regione Toscana: Anghiari, Monterchi, Sansepolcro e Pieve Santo Stefano.

Si terranno gli ultimi tre appuntamenti:

 

MONTE SANTA MARIA TIBERINA

Sala del Consiglio comunale – Giovedì 9 gennaio ore 21.00

Leggo il Natale: pensieri e racconti di scrittori e poeti della letteratura italiana, letti dai cittadini del Comune  di Monte Santa Maria Tiberina.

A cura della Comunità Montesca

 

SANSEPOLCRO

Auditorium di Santa Chiara – Venerdì 10 gennaio ore 21.00

“Muy lejos de aquì – Nuevo ano”

In collaborazione con l’Associazione “Amici della Musica”

 

CITERNA

Pistrino, Chiesa di Santa Maria Assunta – Domenica 12  gennaio ore 17.30

Hope Rising – A Gospel celebration

Prima rassegna di Cori Gospel dell’Umbria

 

 

NATALE TRA UMBRIA E TOSCANA IX Edizione 2024 Verso il Giubileo del 2025 – Pellegrini di Speranza. Gli appuntamenti / Gennaio 8, 2025 / primopianonotizie.it

“ITINERARI MUA”: Tra paesaggio e interessi botanici dei comuni Umbri e Toscani.

Questo insolito itinerario prende avvio dal centro storico di Città di Castello dove la Pinacoteca comunale in Palazzo Vitelli alla Cannoniera conserva un suggestivo esempio di giardino all’italiana, con siepi di bosso che formano aiuole regolari, a ricordare quello che un tempo era chiamato il ‘Palazzo del giardino’. Il percorso prosegue verso un altro giardino legato alla famiglia Vitelli, quello del Palazzo di Sant’Egidio, un tempo animato da fontane con giochi d’acqua, piante da frutto rare e animali.


Da qui si giunge alla Collezione Tessile “Tela Umbra” che, nella sezione dedicata alle scuole di Montesca e Rovigliano, illustra gli interessi di Alice e Leopoldo Franchetti per la botanica e la trasmissione ai più piccoli delle conoscenze legate all’agricoltura.

Dalla “Tela Umbra” non si può non procedere per Villa Montesca, che sorge poco sopra Città di Castello lungo la strada che conduce al Monte Santa Maria Tiberina. La biblioteca della Villa conserva molti dei testi di botanica della raccolta dei Baroni, mentre nel parco è possibile ammirare le numerose specie arboree fatte appositamente giungere dai Franchetti da ogni parte del mondo.


Sempre a Città di Castello si visita il Centro delle Tradizioni Popolari di Garavelle dove gli oggetti raccontano la vita nelle campagne e i tipi principali di coltivazione. Il centro fu fondato da Livio Dalla Ragione a cui è legata un’altra importantissima impresa per l’Alta Valle del Tevere: la Fondazione Archeologia Arborea a San Lorenzo di Lerchi che, nata oltre trent’anni fa dalla passione di Livio, continua ancora oggi la sua attività grazie alla competenza e alla tenacia della figlia Isabella. La Fondazione ha lo scopo di recuperare le antiche piante da frutto presenti fin dall’antichità in Alta Valle del Tevere. Nel tempo è stato realizzato un frutteto-collezione composto da circa 500 esemplari di diverse specie in 150 diverse varietà in cui le piante, coltivate con i sistemi tradizionali, sono inserite in un contesto che recupera e restituisce l’armonia e le suggestioni di un paesaggio agricolo di antica sapienza.

Spostandoci verso San Giustino, il giardino del Castello Bufalini è quello realizzato nel Settecento dall’architetto e pittore Giovanni Ventura Borghesi: un magnifico giardino all’italiana pieno di fiori, di frutta e di vegetali, irrigato da un complesso impianto idrico con peschiere, fontane, giochi d’acqua, realizzati da fontanieri fiorentini, con spazi tipologicamente caratterizzati come il voltabotte in alloro e viburno per le passeggiate, il roseto con rose profumate derivanti da antiche varietà, il giardino segreto, la limonaia ed il labirinto. Un camminamento dal Castello consentiva di raggiungere il Parco Roccolo, un grande parco di conifere e querce nato per lo svago privato dei Bufalini e ceduto al comune negli anni Ottanta.

Tornati indietro, in direzione Celalba si giunge a Villa Graziani, con il suo suggestivo giardino all’italiana che scende verso valle, il roseto e il grande parco di lecci. Dalla loggia della Villa, è poi impossibile non pensare alle parole di Plinio e alla sua descrizione dell’Ata Valle del Tevere: “immagina un anfiteatro immenso e quale soltanto la natura può crearlo”.

“SEMPRE IN VIAGGIO AL MARE” – Teatro degli Illuminati (Città di Castello) 10/01/2025 ore 21.

Cultura e Solidarietà: ‘Sempre in viaggio sul mare’ al Teatro degli Illuminati.

Tre come gli anni di vita del progetto “Coming back to life” e 30 come gli anni appena compiuti da “Novecento”, opera letteraria partorita dalla penna dello scrittore Alessandro Baricco. Mai come in questo caso la cabala si è prestata per dare luce allo spettacolo “Sempre in viaggio sul mare” che andrà in scena Venerdi 10 gennaio alle ore 21 nella suggestiva cornice del Teatro degli Illuminati. La storia del leggendario pianista sull’oceano viene rivisitata in una chiave attuale e metaforica congiungendosi in profondità alla mission di “Coming Back to life” ovvero quella di sostenere e raccogliere fondi a favore dei piccoli pazienti dell’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma.

I coniugi Riccardo ed Elena Bigotti, portavoce di tanti papà e mamme, rinnovano anche per il 2025 il loro invito a partecipare a tutta la comunità tifernate con un piccolo gesto dal valore immenso. A guidare il pubblico sopra le acque simboliche dell’oceano della vita ci sarà la voce recitante di Giorgio Borghetti, uno dei capisaldi del doppiaggio del cinema italiano ed interprete di numerosi ruoli fra teatro e televisione, accompagnato dalle sonorità dell’Atlantic Band.

La rappresentazione, reinterpretata in chiave moderna, si propone di sensibilizzare il pubblico sui temi della vita e della resilienza, allineandosi perfettamente con l’obiettivo di raccogliere fondi per il reparto pediatrico dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, che si occupa di piccoli pazienti in difficoltà. Riccardo ed Elena Bigotti, i promotori del progetto, hanno nuovamente invitato la comunità di Città di Castello a partecipare, sottolineando l’importanza di ogni piccolo contributo per sostenere cause significative.

A condurre il pubblico in questo viaggio simbolico sarà la voce di Giorgio Borghetti, attore e doppiatore di fama, il quale, con la sua narrazione, guiderà gli spettatori attraverso le onde dell’emozione e della memoria. L’Atlantic Band accompagnerà Borghetti con le proprie sonorità, creando un’atmosfera evocativa che arricchirà ulteriormente l’esperienza teatrale.

La serata promette di essere un momento di forte coinvolgimento emotivo, dove il pubblico avrà l’opportunità di riflettere sulle storie di vita rappresentate, mentre si unisce per sostenere una causa nobile. L’evento è un chiaro esempio di come la cultura possa servire come strumento di cambiamento e di sostegno, creando una rete di solidarietà attorno a temi di grande rilevanza sociale.

Il biglietto unico d’ingresso è di 15 euro.

“Cultura e solidarietà vanno a braccetto spesso nella nostra comunità ed il comune come in questo caso le sostiene sempre nell’ottica di valorizzare i progetti artistico-culturali e lanciare messaggi concreti di vicinanza a persone ed associazioni che ne hanno fatto una mission”, ha dichiarato l’assessore alla Cultura, Michela Botteghi.

“STORIE DI LIBRI, LIBERAZIONE E LIBERTÀ ” – Mostra Biblioteca Carducci (Città di Castello) 12 Gennaio – 12 Febbraio 2025

Il primo appuntamento sarà una mostra documentaria, che verrà inaugurata DOMENICA 12 GENNAIO 2025, ore 17:00 presso la sala E. Pirazzoli della Biblioteca comunale Carducci e che raccoglie le opere a stampa (in fascicoli e in volume), un quaderno in cui furono appuntate le barzellette, le matrici linoleumgrafiche delle illustrazioni, materiale relativo alla figura di Attilio Momigliano. La mostra resterà visitabile FINO al 12 FEBBRAIO negli orari di apertura della biblioteca.

“La liberazione dal nazi-fascismo è passata anche attraverso i libri. A Città di Castello è passata attraverso due pubblicazioni che, con la voglia di “riderci sopra”, hanno decretato la fine di quella paura e reverenza forzata al regime, che obbligava anche gli editori (come tutti) all’autocensura e, se non proprio all’omologazione al credo mussoliniano, all’astensione dalla critica aperta.”

Nel mezzanino sopra la libreria Paci di Città di Castello, piccolo luogo in cui continuò imperterrito lo scambio di idee e opinioni, il libraio editore Giuseppe Paci, l’Avvocato Rodolfo Palazzeschi e altri amici frequentatori ostinati del libero pensiero raccolsero in fogli e quaderni – segretamente, si può dire clandestinamente – materiale satirico sul duce e il regime: barzellette, storielle, canzoni… che poi confluirono nella pubblicazione, subito dopo la caduta del fascismo e la fine della guerra, de “IL BARZELLETTIERE, RACCOLTA COMPLETA DI BARZELLETTE DELL’ERA FASCISTA” e de “LA ROMANTICA AVVENTURA DEL PELATO”.

INAUGURAZIONE : 12 Gennaio 2025 – ore 17.00 (Sala E, Pirazzoli). La mostra continua fino a Mercoledì 12 Febbraio 2025

DOVE : Biblioteca Carducci – Città di Castello

“ITINERARI MUA” – Museo Diocesano Città di Castello. Il principale Museo Sacro della Città.

Il Museo diocesano nasce nel 1940 per volontà del Vescovo Filippo Maria Cipriani in seguito al rinvenimento del “Tesoro di Canoscio” (VI secolo d.C.), presso l’omonimo santuario a Trestina di Città di Castello. Lo spazio museale fu allestito presso la sacrestia della Basilica Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio in soli due locali; successivamente ampliato nel 1991 in sale attigue e più antiche del Trecento e Quattrocento. L’attuale sede, all’interno dell’antica Canonica, risale all’anno 2000.


Tesoro di Canoscio VI secolo dopo cristo

Fu casualmente ritrovato nella primavera del 1935 a Canoscio, nella zona sud di Città di Castello. Era disposto a mucchio, coperto da un grande piatto che venne ridotto in frantumi dal colpo del vomere al momento della scoperta. Raro esempio di Arte Paleocristiana, è costituito da 25 oggetti tra piatti, patene, calici, una pisside con coperchio, colatoi, un piccolo ramaiolo e un buon numero di cucchiai. I nomi di Aelianus et Felicitas, incisi sulla patena, potrebbero essere quelli dei donatori. Recenti studi hanno individuato due pezzi gemelli (un piatto e un cucchiaio) conservati al Bode Museum di Berlino ed altri pezzi forse facenti parte del corredo liturgico tifernate conservati sempre in Germania.

Paliotto XII secolo

Secondo la tradizione fu donato nel 1142 da Papa Celestino II (1143-1144), originario di Città di Castello, della famiglia Guelfucci, Canonico della Cattedrale dal 1114, alla Basilica Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio. È decorato al centro dalla figura di Cristo benedicente, assiso su un trono e circondato dai simboli degli Evangelisti. Ai lati, suddivisi in scomparti, sono rappresentati gli episodi dell’Annunciazione, Visitazione e Natività; Adorazione dei Magi e Presentazione di Gesù al Tempio; Fuga in Egitto e Tradimento nell’Orto del Getzemani; Crocifissione. Accanto a quest’ultima scena si dispongono tre figure, tradizionalmente identificate nei santi tifernati Donnino, Florido e Amanzio. Fu Pietro Toesca, uno dei maggiori esperti di Arte Medievale, a darne una definizione stilistica più precisa, individuando un linguaggio più affine alla scultura lombarda.

Goro di Gregorio, Riccio di Pastorale, prima metà del XIV secolo

In argento sbalzato, cesellato, bulinato e parzialmente dorato, è costituito da un bastone ottagonale ornato da file sovrapposte di finestre bifore. Al termine di queste fuoriesce una piccola edicola, ai cui lati si affacciano una serie di santi realizzati a smalto e lavorati a traslucido. Il riccio è sostenuto da un angelo ad ali spiegate sopra una mensola. All’interno della voluta, un piedistallo orizzontale sostiene le statuine della Vergine con il Bambino e il Vescovo Florido inginocchiato. L’opera è attribuita a Goro di Gregorio, orafo e scultore senese, che nella più documentata produzione in marmo traspose la stessa raffinatezza dei lavori di oreficeria. In un rogito di Ser Angelo di Domenico si apprende che il Pastorale apparteneva al Vescovo Sirobaldi da Perugia (1424-1441)

Pergamena dell’imperatore Federico BarbaRossa (1163)

L’occupazione di Città di Castello da parte dell’Imperatore germanico Federico Barbarossa è testimoniata da due atti emanati il 6 novembre 1163. Con essi egli poneva sotto la sua protezione il vescovo scismatico Corbello e i canonici della Cattedrale, che venivano reintegrati del possesso dei beni alienati dai predecessori. L’atto qui riprodotto fu emanato a favore di coloro che allora abitavano la Canonica, edificio adiacente alla Cattedrale, e specifica i beni che questa possedeva in Castellana Civitate.

Scuola di Giuliano da San Gallo. Cristo Deposto seconda metà del XV secolo

Attribuita alla scuola di uno dei più importanti architetti del Quattrocento, la scultura debitamente restaurata, ha recuperato la sua originaria policromia. È dotata di braccia mobili che permettevano di atteggiarla sia come Cristo Crocifisso che come Deposto. Questo tipo di Crocifissi erano infatti utilizzati nelle Sacre Rappresentazioni che si svolgevano durante la Settimana Santa. Dai caratteri fortemente realistici questi simulacri spesso affiancavano veri e propri attori.

Bernardo di Betto, detto il Pintoricchio, Madonna con il bambino e San Giovannino, 1486  

Al centro della scena è la figura del Bambino, in piedi sulle ginocchia di Maria, raffigurata come madre e mediatrice nell’atto di sorreggergli la mano benedicente. Il Bambino è a sua volta indicato come il Messia da San Giovanni Battista, che sostiene la scritta Ecce Agnus Dei, ovvero il predetto secondo quelle Sacre Scritture il cui libro stringe al petto. La piccola tempera si contraddistingue per la sua minuzia ornamentale e il brio narrativo e rispecchia l’istinto e la naturale propensione dell’artista a mettere in evidenza il dettaglio. Una rivalutazione dunque del Pinturicchio sostenuta anche dello stesso Cesare Brandi, rispetto alla critica vasariana, che lo vedeva come un decoratore a metraggio, senza arte e senza scienza.

Giovanni Battista di Jacopo di Gaspare detto Rosso Fiorentino, Cristo risolto in gloria 1528 – 1530

Nel 1528 la Compagnia del Corpus Domini commissionava all’artista una tavola che rappresentasse il Cristo Risorto in Gloria con la Vergine e le sante Anna, Maria Maddalena e Maria Egiziaca e, in basso, “più e diverse figure che […] rappresentino el populo”. La mancanza di un’indicazione specifica di come dovesse essere rappresentato il popolo offrì invece al pittore la libertà di scegliere le figure in modo del tutto originale. Rosso Fiorentino, scolaro di Andrea del Sarto e su influenza del Pontormo e di Michelangelo realizzò questa tavola in modo geniale e bizzarro, tanto che essa risulta una delle sue opere più significative tra le ultime che dipinse prima di recarsi in Francia alla Corte di Francesco I di Valois (1494-1547). L’originalità della scelta, in perfetta rispondenza con il messaggio evangelico, riflette pienamente l’autonomia dell’artista, tra i più famosi esponenti di quel Manierismo destinato ad innovare profondamente e in modo rivoluzionario, i codificati schemi pittorici del Rinascimento.


Campanile cilindrico e Basilica Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio

Fu San Florido, Vescovo e protettore cittadino, che nel VI secolo animò la ricostruzione della città distrutta dai Goti e promosse l’edificazione di una vera e propria Cattedrale sopra le rovine del vetusto tempio della Felicità, fatto erigere, secondo la tradizione, dallo scrittore Plinio il Giovane. L’edificio, che Florido non vide compiuto, è documentato dal 609 al 1032. In quest’anno il Vescovo Pietro consacrò una nuova Cattedrale dedicata ai Patroni Florido e Amanzio, i cui corpi, trasportati insieme a quelli di altri martiri da Pieve dei Saddi, nell’attuale Comune di Pietralunga, furono racchiusi in un’urna collocata nella Cripta sottostante. Nei secoli, il desiderio di avere una chiesa Cattedrale degna della città e in nulla inferiore ad altri edifici religiosi della regione indusse i tifernati a continue opere di miglioramento.

Nella sua forma attuale, l’edificio sacro è frutto di una radicale ristrutturazione compiuta in seguito al terremoto del 1458 ed economicamente sostenuta dalla comunità cittadina.. Anche dopo il terremoto del 1789 la Cattedrale fu ricostruita e abbellita.

Dell’edificio romanico rimane anche il Campanile cilindrico, d’influsso bizantino ravennate. Alcune ricerche condotte dallo studioso Mario Salmi riscontrano metodi costruttivi che  in “tempo romanico”  giungono dall’aretino ed  individuabili in un movimento che faceva capo all’architetto Maginardo.I materiali esterni ne indicano le diverse fasi costruttive: la parte inferiore, dell’XI-XII secolo, è realizzata con piccoli conci di pietra, mentre quella superiore, del XIII secolo, è in arenaria e caratterizzata da un doppio ordine di aperture.

La struttura, alta 43,50 metri con un diametro medio di 7 metri, termina con un coronamento a cono che ospita la cella campanaria dotata di tre campane. Isolato rispetto all’edificio della Cattedrale, il Campanile è nel tempo divenuto uno dei simboli architettonici di Città di Castello e regolarmetne visitabile dal 2009 dopo ingenti lavori di ristrutturazione e consolidamento sismisco.


PRENOTAZIONI

Telefono : 075 855 4705

Info e orari : Lunedì (Chiuso); da Martedì a Domenica (10-18)

 

 

“ITINERARI DI MUA” – “Tipografia PLINIANA” – San Giustino

La tipografia fu fondata nel 1913 in località Selci-Lama, tra Città di Castello e San Giustino, per iniziativa di due sacerdoti don Ruggero Fiordelli (parroco di Selci) e don Enrico Giovagnoli, direttore della Tipografia Leonardo da Vinci di in Città di Castello e legato a don Ruggero da una profonda stima ed amicizia.

Il suo primo nome fu Società Anonima Cooperativa Tipografica Pliniana, un evidente richiamo alla figura dello storico e magistrato romano Plinio il Giovane che possedeva una villa nei pressi di San Giustino, i cui resti sono ancora visibili presso gli scavi di colle Plinio e il museo di Villa Graziani.

Nata inizialmente come succursale della Leonardo di Città di Castello, la Pliniana fu poi denominata Società Anonima Tipografica Pliniana e, infine, nel 1943 Stabilimento Tipografico Pliniana. […]

La tipografia è ospitata nei locali un tempo occupati dalla limonaia di Villa Croci, residenza che sorge a pochi metri di distanza.

Caratteristica molto interessante è come, nonostante nel tempo l’attività dello stabilimento tipografico sia proseguita, aggiornandosi in linea con la moderna tecnica a stampa, la Pliniana non si è mai disfatta dei macchinari in uso un tempo e, anzi, li ha conservati ed esposti nel locale destinato ad ospitare il museo. Una volta entrati nel museo, l’odore degli inchiostri, il rumore dei macchinari e le gigantografie alle pareti sembrano rievocare la memoria del passato.

I vecchi macchinari sono rimasti lì al loro posto, come se tutto si fosse fermato agli anni Novanta del secolo scorso, quando la tipografia ha interrotto la produzione a piombo per passare a sistemi di stampa più moderni e all’avanguardia.

Tra le vecchie macchine tipografiche un posto di rilievo è riservato a due macchinari, ancora perfettamente funzionanti, che insieme alle capacità dei tipografi hanno fatto la storia della tipografia: una tastiera Monotype, una fonditrice monotype del 1955 di fabbricazione inglese, una Linotype fabbricata a Milano dalle officine Meta, con relativo corredo di matrici e strumenti di precisione per la misurazione dei caratteri.

Tra le altre macchine presenti possiamo individuare anche una macchina da stampa tipografica Mussano & Sisto, una perforatrice con cui si allestivano i bollettini postali, un tagliafili di ottone e un tirabozze, la macchina da stampa piano-cilindrica “Super Unigraf” e la piegatrice Leonis.

Inoltre, grazie alla disponibilità dei fotocompositori, ormai in pensione, è possibile prenotare una visita speciale per osservare queste macchine riprendere vita e ascoltare il racconto di chi ha lavorato in un’antica tipografia umbra.


Indirizzo: Viale Francesco Nardi, 12, 06016 Selci Lama PG

Telefono: 075 858 2115

Lunedì (10.00-12.30/15.00-17.00)
Martedì (10.00-12.30/15.00-17.00)
Mercoledì (10.00-12.30/15.00-17.00)
Giovedì (10.00-12.30/15.00-17.00)
Venerdì (10.00-12.30/15.00-17.00)
Sabato – aperto su prenotazione
Domenica – aperto su prenotazione
Biglietti

Adulti € 5,00 (comprensivo di visita guidata)

Bambini/ragazzi fino a 18 anni ridotto € 3,00 (comprensivo di visita guidata)

Gratuito sotto 6 anni