Rocche, Torri e Castelli

SAN GIUSTINO

Castello Bufalini

L’edificio nasce come fortilizio militare della famiglia dei Dotti di Sansepolcro. In seguito alla battaglia di Anghiari, nel 1440, divenne un avamposto militare a difesa del territorio di Città di Castello. Nel 1487 fu assegnato a Niccolò di Manno Bufalini, a cui si devono i lavori di ricostruzione che conferirono alla struttura l’aspetto di una fortezza a pianta quadrata irregolare, circondata da un ampio fossato e con quattro torri agli angoli, di cui una di maggiori dimensioni: la torre maestra.

A partire dagli anni Trenta del Cinquecento, il fortilizio fu trasformato in residenza nobiliare da Giulio I Bufalini e dal fratello, l’abate Ventura. Risale a quel periodo l’inserimento in facciata del loggiato e l’ingresso monumentale in posizione centrale. Il progetto del palazzo fu opera dell’architetto fiorentino Giovanni di Alesso, detto Nanni Unghero e i lavori furono ultimati attorno al 1560. Durante l’ultimo decennio del Seicento e i primi anni del Settecento, il palazzo divenne un’amena villa di campagna, secondo il progetto dell’architetto-pittore tifernate Giovanni Ventura Borghesi.

La storia dell’edificio è legata indissolubilmente a quella della famiglia Bufalini, che ha posseduto il castello fino al 1989, quando è stato acquisito dallo Stato ed ora afferisce al Ministero della Cultura – Direzione Regionale Musei Umbria.

Nel percorso di visita si possono ammirare: il panoramico Loggiato; le splendide sale dipinte da Cristofano Gherardi nella prima metà del Cinquecento; i saloni con il mobilio, la tappezzeria, i quadri, le vetrine che custodiscono i preziosi servizi da tavola in maiolica e la cristalleria. Fra le altre spiccano la Stanza degli Stucchi con le immagini delle “donne forti” e la Camera del Cardinale Giovanni Ottavio Bufalini, con la bellissima culla. Il parco è un tipico esempio di giardino all’italiana con il roseto, la galleria vegetale detta voltabotte, la “ragnaia”, le fontane, il frutteto, il cosiddetto “giardino segreto” ed il labirinto.

Orario:
Aperto venerdì, sabato domenica e festivi infrasettimanali con orario mattutino dalle 10.00 alle 13.00 ed orario pomeridiano dalle 14.30 alle 17.30.
Dal 31 marzo: aperto venerdì, sabato domenica e festivi infrasettimanali con orario mattutino dalle 10.00 alle 13.00 ed orario pomeridiano dalle 15.30 alle 18.30.

Costo biglietto:

Biglietto intero € 4; ridotto € 2; intero parco € 2; ridotto parco € 1; gratuito per i cittadini dell’U.E. sotto i 18 anni, fatte salve le agevolazioni previste dal regolamento di ingresso ai luoghi della cultura italiani, consultabili nel sito web del MiC.

Il museo fa parte della Direzione Regionale Musei Umbria, afferente al Ministero della Cultura, è presente nel portale del Ministero della Cultura, nella appmuseitaliani e nel portale on land.

 

MONTE SANTA MARIA IN TIBERINA

Palazzo Museo Bourbon del Monte

Palazzo Museo Bourbon del Monte è uno degli edifici che più caratterizzano, anche visivamente, Monte Santa Maria Tiberina. Il suggestivo borgo murato, sviluppatosi intorno all’alta torre, domina a 360° il territorio e la sottostante Valle del Tevere da una altezza di 690 metri s.l.m.

In origine un semplice fortino con annessa torre d’avvistamento (XI sec.), il castello originario fu distrutto nel 1198 per volere di papa Innocenzo III e tempestivamente riedificato. Nel 1250 divenne la roccaforte di Guido di Montemigiano, primo dei cosiddetti Marchesi del Monte Santa Maria, e nel corso del tempo fu più volte modificato ed ampliato, raggiungendo la sua massima espansione nel XVI secolo, con i lavori promossi dal marchese Giovan Battista Bourbon del Monte.

Modalità di visita: l’apertura regolare è prevista per i mesi estivi (vedi info su portale RIM); durante l’anno è possibile visitare il Palazzo prenotando l’apertura, scrivendo a info@montesantamariatiberina.org o telefonando allo 075 8571003 – interno 3

Il Palazzo Museo Bourbon del Monte è presente anche in questi itinerari

 

Castello di Lippiano (Palazzo Bourbon del Monte – ramo di Lippiano-Ancona)

Il paese di Lippiano, frazione del comune di Monte Santa Maria Tiberina è situato al confine estremo con la vicina regione Toscana e facilmente riconoscibile per la struttura del castello, antica residenza della famiglia Bourbon del Monte. Alla base di questa struttura, tra XV e XIX sec., si sviluppò un quartiere adibito a ghetto, abitato dagli ebrei che, scappando dal vicino Stato Pontificio, ebbero diritto d’asilo e trovarono ospitalità presso i marchesi del Monte.

Modalità di visita: il castello di Lippiano è proprietà privata e normalmente non visitabile. È possibile ammirare l’antico bastione a pianta circolare (affacciato su piazza Umberto I) e poi, circumnavigando la struttura del castello, dirigersi verso l’arco di accesso all’antico Ghetto ebraico di Lippiano (segnalato da una targhetta).

Torre di Marzano (o di Marzana)

Gli imponenti ruderi della cosiddetta “Torre di Marzano”, databili al XIV secolo, sono la testimonianza di un sistema di torri di guardia poste lungo i confini dell’antico marchesato di Monte Santa Maria. Nonostante l’azione del tempo e l’incuria, svetta ancora oggi sul pendio a guardia della vallata sottostante. È posizionata lungo un percorso di crinale che nel passato costituiva un’importante via di comunicazione tra la Val di Chiana e l’Alta Valle del Tevere, come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici rinvenuti lungo il percorso.

Modalità di visita: i ruderi della torre di Marzano si trovano lungo il sentiero CAI 156; il percorso è relativamente semplice, ma si consigliano le giuste dotazioni, data la natura a tratti impervia del terreno. Data la sua natura di rudere si sconsiglia di avvicinarsi troppo alla struttura.

 

CITERNA

La Rocca

Castello diroccato edificato sotto il dominio di Città di castello nel 1363. Costituiva il nucleo principale del paese medievale ed era l’antica residenza dei Signori del luogo.
Su di essa si erigeva la torre che aveva una vera e propria funzione di avvistamento, collocata, così com’era, sulla sommità del colle. Aveva una bellissima torre che è stata abbattuta dai tedeschi nel 1944 (16/07/1944). È accessibile ai visitatori tramite scalinata in pietra. Le attuali pareti rimaste in piedi (quattro) visibili e visitabili. La torre era alta due volte e mezzo rispetto alle pareti rimaste e svettava su tutta l’Alta Valle del Tevere.

Il torrione

Trattasi di torrione circolare malatestiano ubicato all’interno del circuito murario della città edificato sotto il dominio dei Malatesta a Citerna nel 1378.
I Malatesta di Rimini si erano venuti ad imparentare con la famiglia Tarlati di Pietramala di Arezzo che aveva al suo interno un vescovo, Guido, definito uno spietato conquistatore ghibellino.
Sotto il dominio di queste due potenti famiglie fu eretto il Torrione. Sigismondo Malatesta nel 1463 ha ceduto la Citerna di allora allo Stato Pontificio.
Il Torrione è visitabile e tutto ristrutturato.

CITTA’ DI CASTELLO

Torre Civica

La Torre Civica, chiamata anche torre del vescovo per la sua contiguità con il palazzo vescovile, è l’unica superstite delle tante presenti in città. Eretta tra il XIII e il XIV secolo, è collocata nella parte più antica di Città di Castello, a ridosso della prima cerchia di mura urbiche, ed è alta circa 38 metri. Sulla facciata sono ancora presenti tracce di antichi stemmi araldici in pietra. Fu utilizzata come vedetta per il controllo del territorio circostante, ma anche come pubblica prigione fino alla seconda metà del 1800. All’interno sono ancora visibili le celle dei prigionieri, con le porte con i serramenti e i segni incisi sulle pareti, come le tacche che indicavano i giorni di prigionia del detenuto. Alla fine del Trecento vi fu apposto dal Comune il primo orologio pubblico, realizzato dai biturgensi Matteo e Antonio Di Vanne i quali però, non avendo ricevuto il compenso pattuito, se lo ripresero e lo trasferirono a Palazzo Malatesta di Sansepolcro, loro città natale. Nel 1474 i Priori commissionarono a Luca Signorelli l’affresco con la Madonna e Santi per la facciata della torre; questo è il primo lavoro del cortonese a Città di Castello. Durante il terremoto del 1789, in seguito alla caduta della tettoia che lo proteggeva, l’affresco andò quasi del tutto perduto; oggi resta un frammento della figura di San Paolo, custodito all’interno della Pinacoteca Comunale.

La torre è visitabile in occasione di aperture straordinarie.

Per informazioni e prenotazioni: PoliedroCultura 075 8554202 / 075 8520656 (dal martedì al venerdì 10:00-13:00 / 15:00-18:00) | cultura@ilpoliedro.org

Campanile rotondo

Il Campanile cilindrico, ubicato vicino alla Basilica Cattedrale dei SS. Florido e Amanzio e all’antica canonica, rappresenta uno dei simboli architettonici di Città di Castello. Il monumento, costituisce uno dei rari esempi di struttura cilindrica che lo rende particolare, caratteristico ed assolutamente inconfondibile. Sulle origini della sua costruzione non esiste una documentazione specifica. Poche annotazioni indirette ci giungono attraverso le “Memorie ecclesiastiche e civili di Città di Castello” del vescovo tifernate Mons. Giovanni Muzi. Il riferimento più antico risale all’anno 1283 quando il Comune tifernate destina…una “rata” di moneta da devolvere alla “già cominciata costruzione del Campanile della Cattedrale”. Alcune ricerche condotte dallo studioso Mario Salmi lo datano al sec. XI riscontrando nei metodi costruttivi che in “tempo romanico” giungono dall’aretino, tipici dell’arte bizantino-ravennate, un movimento che faceva capo all’architetto Maginardo.

Il campanile sorgeva isolato sul sagrato, prima dell’ampliamento rinascimentale della sacrestia della Basilica Cattedrale che finì per celarne l’ingresso originale; ancora testimoniato dall’archetto in cotto e dal sottostante stipite in pietra su cui si appoggia. Gli strati del paramento murario ci indicano le diverse fasi di realizzazione. La parte inferiore romanica è la più antica (sec. XI-XII) ed è realizzata a piccoli conci di pietra, mentre la congiunzione superiore gotica, caratterizzata da un doppio ordine di aperture di pietra arenaria, indica interventi successivi risalenti al 1283-84.

La costruzione si completa forse già verso la metà del XIV secolo. Infatti nel 1369 “il Capitolo col permesso del vescovo provvede alla restituzione di 100 fiorini d’oro avuti in prestito da Gerozzo di Piero per ripristinare i tetti della chiesa e del campanile ed i beni della Canonica devastati l’8 luglio 1368”. Ancora un altro documento attesta che il 22 agosto del 1480 in una “Volta del Campanile del Duomo” si conservavano le carte dei privilegi e riforme degli uffici civili. La struttura, alta 43,50 mt. con un diametro medio di 7 mt. ed uno spessore medio della muratura di 1mt, termina con un coronamento a cono in cui è ubicata la cella campanaria ospitante 3 campane. A piano terra dove in origine era l’ingresso, oggi in parte celato dalla costruzione dell’adiacente Basilica, è ubicata la sacrestia.

L’accesso attuale si trova a livello superiore e si raggiunge tramite una scala a chiocciola in pietra ricavata nello spessore delle murature di un fianco della Cattedrale. Proseguendo attraverso un piccolo ballatoio realizzato su arco in mattoni, si raggiunge la sommità tramite sistemi di scale e pianerottoli di sosta ricostruiti in legno di castagno. Nella cuspide è stata reinstallata la sfera di metallo ricoperta di lamine di oro zecchino in sostituzione della precedente deteriorata dal tempo al cui interno è stata collocata una pergamena a ricordo dei lavori di ristrutturazione e consolidamento effettuati.

Modalità di accesso

Il campanile cilindrico è aperto al pubblico ai seguenti orari:
Orario invernale (1 ottobre – 31 marzo):  dal martedì al giovedì 10.00 – 13.00 venerdì, sabato e domenica 10.00- 13.00 / 15.30-17.30
Orario estivo (1 aprile – 30 settembre): martedì e mercoledì 10.00 – 13.00 da giovedì a domenica 10.00 – 13.00 / 15.30 – 18.00
Chiuso il lunedì.

Biglietteria

Intero: € 4.00
Ridotto: € 3.00 valido per ultrasessantacinquenni, studenti universitari fino a 26 anni in possesso di documento valido per l’anno in corso, ragazzi fino ai 18 anni, gruppi superiori alle 15 unità.
Biglietto gratuito per bambini fino ai 6 anni, guide turistiche munite di patentino, categorie speciali.
Ecclesia Card: € 7.00 (info)

 

MONTONE

Rocca d’Aries 

La rocca d’Aries, nei pressi di Montone, ha origini molto antiche, fu eretta dalla famiglia Fortebracci sui resti di un antico fortilizio a difesa della primitiva popolazione. La rocca ha subito nel tempo le vicende storiche di Montone, assumendo nei secoli una funzione difensiva e residenziale, ma dal Cinquecento si è resa indipendente dalla cittadina umbra. A pianta rettangolare, con torre circolare su un lato, ha subito diversi interventi per essere adattata a scopi abitativi, nonostante mantenga ancora intatta la massiccia struttura fortificata. Già dall’anno mille se ne hanno notizie, ma è dal 1376 che la rocca comincia ad intrecciare la sua storia con la famiglia Fortebracci. In quell’anno Oddo III, padre del famoso Braccio, la conquistò, riportandola sotto l’egemonia della vicina Città di Castello. Dopo pochi anni i magistrati perugini, ripresane la proprietà, decisero di far diventare rocca d’Aries molto più massiccia per renderla inespugnabile, affidando la direzione dei lavori, viste le sue grandi capacità, a Oddo III Fortebracci.

Nel 1380 la struttura era terminata, e negli anni successivi fu sempre contesa tra Perugia e Città di Castello, perché considerata difficilmente attaccabile. Nel XV secolo diventò possedimento di Braccio Fortebracci, che nel frattempo divenne signore assoluto di gran parte dell’Umbria. Vi soggiornava spesso la sua famiglia, in particolare la moglie Nicola Varano. Nel Cinquecento la proprietà della rocca passò alla famiglia Bentivoglio, e le notizie successive sono del 1596, anno in cui la fortezza fu attaccata da seicento banditi che, in quel periodo, scorrazzavano per tutto il territorio eugubino, creando una serie infinita di danni. Intanto cambiarono anche i proprietari della rocca, dai Bentivoglio era stata venduta per 15.000 scudi romani al conte Giambattista Cantalmaggi e da questo, per diritti ereditari, passò alla famiglia Della Porta. Negli anni ottanta del Novecento apparteneva ancora a questa famiglia quando fu comprata

Ulteriori informazioni si rimanda a Umbriatourism portale ufficiale della Regione Umbria.

 

UMBERTIDE

La Rocca – Centro per l’arte contemporanea

La Rocca insieme all’antistante chiesa della Collegiata rappresenta il simbolo di Umbertide e della sua identità storica.

Alcuni autori affermano che la progettazione è anteriore al 1374 e che i lavori per la sua edificazione iniziarono nel luglio di quell’anno, altri sostengono invece che il cantiere fu aperto più tardi, nel 1385. In ogni caso è dato certo che l’opera di fortificazione fu voluta dalla dominante città di Perugia che ne affidò la costruzione al Guidalotti su progettazione di Angeluccio di Ceccolo detto il Trocascio (da qui il nome della retrostante piazza) e ciò per il timore suscitato dalle lotte interne tra nobili e popolani ma soprattutto per resistere all’annunciata calata dei Francesi in sostegno agli Angiò in meridione. È vero infatti che Perugia era sconvolta dagli scontri tra beccherini (i nobili al governo) e raspanti (i popolani) tanto che un gruppo di questi nel 1385 occupò Montegualandro, Fratta e Montone. I traditori vennero repressi e Perugia scampato solo per il momento il pericolo decise che fosse necessario avere una fortezza di difesa.

Non ci sono dubbi invece sul termine dei lavori che si attesta nel 1389 quando l’opera appare ai frattegiani con una torre quadrata di m. 7,60 di lato che svetta per m.31,60 di altezza, su possenti mura spesse alla base ben 2,20 metri. Affacciata sul torrente Reggia, esattamente nel Terziere Superiore che ospitava anche la chiesa di San Giovanni, la torre presenta ai lati due torrioni circolari più bassi ed un terzo baluardo quadrato.

Nel 1394 divenne celebre prigione del capitano di ventura Braccio Fortebracco, signore della vicina Montone.

Papa Leone X, nel 1521, affidò la custodia della fortezza alle persone più in vista di Fratta per un lungo periodo di sette anni, onore in seguito  prorogato da Clemente VII per ulteriori dieci anni e ciò al fine di destinare lo stipendio che doveva versarsi al castellano e ai soldati, alla ristrutturazione delle mura In quel periodo la Camera Apostolica versava annualmente alla Fratta un contributo di sessanta scudi per la manutenzione e le riparazioni della Rocca, pretendendo che il castellano rendesse in cambio due libbre di cera alla cappella del magistrato perugino. Con l’avvento del Governo repubblicano francese nel 1798, la sovvenzione perugina fu abolita; ritornato il Papa nello Stato pontificio la Rocca fu destinata a pubblica galera fino al 1923.

Dopo il ventennio subì alcune trasformazioni interne e ebbero copertura  i due torrioni circolari per un cambio di destinazione d’uso; successivamente il castello divenne l’abitazione di alcune delle famiglie le cui case erano andate distrutte durante il bombardamento del 25 aprile 1944 quando una squadriglia aerea di caccia bombardieri anglo-americani (con l’obbiettivo di colpire il ponte sul Tevere interrompere i collegamenti con Città di Castello a nord) sganciò le bombe che finirono per radere al suolo il quartiere di San Giovanni, oggi piazza XXV Aprile.

Nel 1984 l’amministrazione comunale ne ha promosso il recupero strutturale e appena due anni dopo, il 17 maggio 1986, ha aperto le sue porte alla città. La progettazione ha soppesato le esigenze di conservazione dell’identità storica della Rocca ma, al contempo, ha inteso rendere fruibili gli spazi anche grazie alla base delle mura del torrione sinistro, per permettere il collegamento della Piazza del Mercato con Piazza Fortebracci, attraverso un suggestivo percorso in un vasto spazio ricavato eliminando la terra di riporto.

Questa nuova entrata consente anche di accedere direttamente dalla Rocca al Teatro dei Riuniti. Il ritrovamento di un’antica scala in muratura nella prima stanza della Rocca, al primo piano, ha permesso poi di ricucire il collegamento verticale all´interno della torre: dai suoi sotterranei alle merlature. Anche la ” segreta” posta nella parte inferiore della torre è stata rinvenuta a lavori iniziati; dopo aver tolto più di un metro e mezzo di terriccio è stata trovata la ” botola” attraverso la quale si scende nella ” segreta” della torre. Alcune modifiche, quali l’eliminazione dei muri divisori nelle celle della torre e la copertura a padiglione della torre medesima, sostituita con un pavimento praticabile, sono risultate varianti che hanno migliorato notevolmente la godibilità degli spazi interni.

Dopo numerose mostre di notevole successo come quelle dedicate a Cagli e Leoncillo, dal 1998 è divenuta Centro per l’Arte Contemporanea, uno spazio espositivo pubblico permanente dedicato all’arte e alla cultura che nel corso degli anni ha ospitato significativi eventi con protagonisti importanti artisti italiani e internazionali, spaziando tra diverse tendenze stilistiche, modalità tecniche e generazioni anagrafiche (pittura, arti plastiche, fotografia, videoarte).

Il centro si trova a Umbertide in via Guidalotti n. 14 ( Tel: 075 9413691 DirezioneVittorio)

Orari
Aperto nei giorni festivi
Lunedì chiuso; Martedì 16.30-18.30; Mercoledì e Giovedì 10.30-12.30 / 16.30-18.30; Venerdì, Sabato e Domenica 10.30-12.30 / 16.30-18.30.

Biglietto
Intero € 5,00 euro;
Ridotto:€ 3,00 euro per adulti oltre i 65 anni, con biglietto Museo di Santa Croce, tessera FAI e Touring Club Italiano, gruppi superiori a 10 persone. Gratuito: bambini fino ai 11 anni.

Castello di Serra Partucci

Il castello si presenta come un palazzo a pianta rettangolare articolato su tre piani, con due ingressi ai lati maggiori; quello principale si affaccia su un piazzale delimitato da mura di difesa e sostegno, sotto le quali si estende il parco del castello mentre l’ingresso posteriore è arricchito da un giardinetto all’italiana.

Nella parte retrostante dell’edificio si notano anche due bertesche, poste rispettivamente sui lati destro e sinistro impiegate in funzione di torrette di avvistamento. Al lato ovest del palazzo sono visibili una torre circolare e una torre quadrata più alta con merlatura guelfa e sulle quali mura si aprono delle rade fessure. Sempre verso ovest si susseguono la casa del fattore, una vecchia abitazione, una piccola cappella gentilizia adornata sull’altare da un affresco restaurato e attribuito al Nelli; sulla parete di destra invece era collocato un bassorilievo in marmo bianco opera di Alceo Dossena, autore anche dell’Annunciazione sulla lunetta del portone d’ingresso.

Il castello, con i molteplici appellativi consegioti nei secoli, “Castrum Serre, Serre Comitum, Serre super Assinum, Serre Partucci, Castrum Serre Partutii” domina la città di Umbertide e i torrenti Reggia ed Assino “pro custodia et defensione” dai primi anni dell’XI. Deve il suo nome al primo signore del castello, Conte Partuccio da Bologna. Nel 1217 è conclusa la guerra tra Gubbio e Perugia per il possesso della Val di Marcola e gli eugubini devono cedere ben 13 castelli tra cui quello della Serra che, tuttavia, rimane sotto giurisdizione della confinante sconfitta. Successivamente, nel 1251, su intervento del Rettore del Ducato di Spoleto a richiesta di Papa Innocenzo IV, la Serra e Poggiomanente ritornano di proprietà eugubina. Nel 1350 per sfuggire al tirranico signore eugubino Giovanni di Cantuccio Gabrielli il castello tenta la separazione senza pur tuttavia riuscirvi.

Più tardi nel 1420 è gravato da poderosa distruzione opera del luogotenente di Braccio Fortebraccio da Montone, Giacomo Baglioni che, per tenere allenati i suoi uomini, muove contro Gubbio dove si diceva avessero trovato rifugio molti fuoriusciti perugini e assisani. Luogo di passaggio della bellicosa marcia il castello viene assalito, saccheggiato e venduto per duecento ducati ai terrazzani (abitanti del luogo). Visti i danneggiamenti subiti e la necessità di avere comunque una difesa sul fianco eugubino ne fu promossa la ricostruzione con i tributi dei possidenti locali. Di nuovo, nel 1432,  finisce sotto attacco su iniziativa questa volta di Nicolò Fortebracci che lo conserva in uso alla famiglia per tre anni.

Nel censimento del 25 gennaio 1444 sono registrate cinquanta bocche. Durante il 1550 passa quale feudo ai conti Bentivoglio e 1564 questi vendettero una parte sostanziosa dei beni posseduti nella Serra Partucci al monastero eugubino di San Pietro di Gubbio, potente dominatus loci in età medievale col patto di riprenderli entro i prossimi 13 anni, al prezzo di 9200 scudi.

Nel 1863 esce dalla giurisdizione di Gubbio e viene associato al castello di Civitella Ranieri e i suoi possedimenti per poi entrare a far parte del territorio di Umbertide. Fu testimone il 24 giugno del 1944 della barbara fucilazione di cinque giovani presso vocabolo Lago in una rappresaglia (era stato ucciso un soldato tedesco ma il dato non è certo anche perché l’uso di guerra prevedeva 10 esecuzioni a fronte di una vittima tedesca) di soldati tedeschi in piena ritirata. Il 26 aprile del 1944 alcune sale del castello sono requisite per ospitare il necessario ospedale civile che rimane attivo sino al 15 luglio successivo, dieci giorni dopo l’occupazione delle truppe dell’8ª Armata Britannica.

A lato del castello Proprietà privata, non accessibile, visibile dall’esterno.

 

Castello di Civita Ranieri

La costruzione del Castello è fatta risalire al 1078 su indicazione di Raniero, fratello del Duca Guglielmo di Monferrato, figlio di quell’Uberto che fece costruire la cittadella da cui deriva il nome Civitella.

Nel 1217 esce dalla giurisdizione di Gubbio e dunque dalla dipendenza della Chiesa di Camporeggiano per andare su dominio perugino. La nuova collocazione lo pone al centro degli scontri tra i raspanti (i popolani) e i beccherini (i nobili di Perugia) a cui viene tolto da Arlotto Michelotti che con la famiglia si dichiarano Conti del Castello; la nomina è ufficializzata nel 1363 dall’Abate di Marzano che ne conferma il feudo in capo ai nuovi Signori Michelotti. Vasti danneggiamenti alle mura si registrano durante il corso di un attacco di nobili perugini sostenuti dai frattegiani. Terminato l’esilio Avignonese, con il ritorno dei Papi a Roma nel 1377, i nobili tentano a più ripresi la riconquista del Castello di Civitella riuscendovi al ritorno dei guelfi beccherini.

Nel 1329 Biordo Michelotti capo dei raspanti diventa signore di Perugia e i Ranieri devono sgomberare dal castello di Civitella. Informato della caduta in mano nemica, Ruggero Cane di Ranieri valoroso comandate delle truppe veneziane, sapute “le tristi condizioni in cui versava la sua gente” il 16 giugno del 1347 fa rientro a Fratta con la fanteria e trecento cavalieri riuscendo a recuperare la proprietà nel frattempo danneggiata dall’occupazione. Il Conte tuttavia non si contentò di riavere la proprietà sotto controllo ma nel 1426 pare abbia versato al Papa la somma di 135 fiorino d’oro per un riconoscimento formale del possedimento.

Nel 1492, in pieno rinascimento, i Ranieri sono alleati degli Oddi in aspro contrasto con i Baglioni sostenuti invece dai Vitelli di Città di Castello e da Paolo Orsini. Il conflitto arriva a minacciare le mura del castello l’11 giugno del 1492 con l’attacco dell’Orsini e di Camillo Vitelli sostenuti da altri comandanti fiorentini; aperta una breccia nelle mura penetrarono nel castello facendo razzia di tutto e distruggendo buona parte della proprietà. Seguì la ricostruzione dell’immobile su protezione papale che riversò sui signori privilegi e riconoscimenti. Nel 1817 il castello e le proprietà annesse entrano a far parte del comune di Umbertide. Alla proprietà del Conte Roberto Ranieri seguì nel 1900 circa l’erede Emanuele Ranieri di Sorbello, uomo di profonda religiosità e insigne studioso, il quale riordinò la biblioteca e l’archivio di famiglia.

Nel 1992 è sede del Civitella Ranieri Center, punto d’incontro per giovani interessati all’arte, alla musica, alla letteratura e alla poesia, finanziato dalla Civitella Ranieri Foundation, organizzazione con sede a New York. L’attuale struttura architettonica, oggi trasformata internamente in accoglienti appartamenti, studi per artisti e uffici, è frutto di successivi interventi che nel corso degli anni ne hanno modificato l’aspetto originario. Il Centro consente ai suoi borsisti di portare avanti il loro lavoro e di scambiare idee in un ambiente unico e stimolante. Il Castello è visitabile durante le iniziative promosse dall’associazione.